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Commemorazione dei defunti

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Commemorazione dei defunti Empty Commemorazione dei defunti

Messaggio Da Saul Arcangeli Mar Set 29, 2015 11:47 am

 1563. In molti modi le comunità parrocchiali esprimono questo senso della speranza cristiana. Per la commemorazione di tutti i fedeli defunti[/size][/i][size=13] è consuetudine andare in processione al Cimitero e in tale occasione benedire le tombe. In questa o simili circostanze è opportuno promuovere una celebrazione con un apposito rito di benedizione. »
La Commemorazione dei defunti (in latino Commemoratio Omnium Fidelium Defunctorum, ossia Commemorazione di Tutti i Fedeli Defunti), è una ricorrenza della Chiesa cattolica. Anticamente preceduta da una novena, è celebrata il 2 novembre di ogni anno. Nel calendario liturgico segue di un giorno la festività di Ognissanti del 1º novembre. Il colore liturgico di questa commemorazione è il viola, il colore della penitenza, dell'attesa e del dolore, utilizzato anche nei funerali; è possibile usare anche il nero.

Nella forma straordinaria del rito romano è previsto che, nel caso in cui il 2 novembre cada di domenica, la ricorrenza sia celebrata il giorno successivo, lunedì 3 novembre. In Italia, benché molti lo considerino come un giorno festivo, la ricorrenza non è mai stata ufficialmente istituita come festività civile.

L’Encyclopædia Britannica (1910) dice: “Giorno dei morti . . . giorno riservato nella Chiesa Cattolica Romana alla commemorazione dei fedeli defunti. La celebrazione si basa sulla dottrina che le anime dei fedeli che alla morte non si sono purificate dai peccati veniali, o non hanno espiato le colpe passate, non possano raggiungere la Visione Beatifica, e che possano essere aiutate a conseguirla mediante la preghiera e il sacrificio della messa. . . . Alcune credenze popolari relative al Giorno dei morti sono di origine pagana e d’immemore antichità. Così i contadini di molti paesi cattolici credono che quella notte i morti tornino nelle loro case precedenti e si cibino degli alimenti dei vivi”. — Vol. I, p. 709.

Storia
L'idea di commemorare i defunti in suffragio nasce su ispirazione di un rito bizantino che celebrava infatti tutti i morti, il sabato prima della domenica di Sessagesima - così chiamata prima della riforma liturgica del Concilio Vaticano II - , ossia la domenica che precede di due settimane l'inizio della quaresima, all'incirca in un periodo compreso fra la fine di gennaio ed il mese di febbraio. Nella chiesa latina il rito viene fatto risalire all'abate benedettino sant'Odilone di Cluny nel 998: con la riforma cluniacense stabilì infatti che le campane dell'abbazia fossero fatte suonare con rintocchi funebri dopo i vespri del 1º novembre per celebrare i defunti, ed il giorno dopo l'eucaristia sarebbe stata offerta "pro requie omnium defunctorum"; successivamente il rito venne esteso a tutta la Chiesa Cattolica. Ufficialmente la festività, chiamata originariamente Anniversarium Omnium Animarum, appare per la prima volta nell'Ordo Romanus del XIV secolo.

A proposito di queste origini, nel libro “Il culto dei morti” si legge: “La mitologia di tutti i popoli antichi è intessuta degli avvenimenti del Diluvio . . . Ne è prova la celebrazione di una grande festa dei morti in memoria di quell’avvenimento, non solo da parte di nazioni più o meno in comunicazione le une con le altre, ma di altre lontanissime e separate sia da oceani che da secoli. Per di più questa festa è celebrata da tutti più o meno lo stesso giorno in cui secondo il racconto di Mosè ebbe luogo il Diluvio, e cioè il diciassettesimo giorno del secondo mese, il mese che all’incirca corrisponde al nostro novembre” (The Worship of the Dead, di J. Garnier, Londra, 1904, p. 4). Perciò queste celebrazioni iniziarono in effetti in onore di persone che Dio aveva distrutto per la loro cattiveria ai giorni di Noè. — Gen. 6:5-7; 7:11.

Queste feste che onorano le “anime dei defunti” come se fossero vive in un altro reame sono contrarie alla concezione biblica presente nel libro del Qoelet, la quale supponeva che gli uomini morti non fossero in grado di percepire nulla. Questa idea è presente in tutta la cultura orientale che vede l'uomo unicamente come materia priva di spirito trascendente. L'idea di anima immortale si fa risalire alla filosofia occidentale che, più tardi, andrà ad influenzare la stesura di altri libri biblici veterotestamentari (Deuterocanonici) e parte del Nuovo Testamento (Vangelo di Giovanni e Lettere paoline). Tuttavia la concezione dell'anima che sopravvive in seguito alla morte del corpo fu la spiegazione razionale per giustificare la risurrezione dei morti, concetto pressoché incomprensibile per la cultura occidentale. Riferimenti espliciti riguardo le origini delle preghiere per i defunti si possono trovare nei libri dei Maccabei (2Mac 1, 43-45), che furono accettati insieme agli scritti deuterocanonici dai Cristiani delle origini (San Girolamo tradusse in latino la versione dei LXX nel IV secolo, integrando anche i testi Deuterocanonici, ma omettendo altri testi apocrifi).
Tradizioni
Nei paesi dell'America Centrale è consuetudine, oltre a visitare i cimiteri, addobbare le tombe con fiori, oltre che depositare sulle stesse giocattoli (nel caso in cui il defunto sia un bambino) o alcolici.[1]

In Messico, in alcune abitazioni, è ancora consuetudine preparare l'altare dei morti: tale manufatto viene arricchito con immagini del defunto, una croce, un arco e incenso. Ciò in quanto il credo popolare pensa che, durante tale giorno, lo spirito dei defunti venga a trovare i loro cari. Questo altare servirebbe a favorire tale ritorno

Nelle Filippine
In questo paese asiatico è consuetudine abbellire le tombe dei propri cari, oltre che offrire preghiere per tutti i defunti.


In Italia
È consuetudine, nel giorno dedicato al ricordo dei defunti, visitare i cimiteri locali e portare in dono fiori sulle tombe dei propri cari.

In molte località italiane è diffusa l'usanza di preparare alcuni dolciumi, chiamati infatti dolci dei morti, per celebrare la giornata. In Sicilia durante la notte di Ognissanti la credenza vuole che i defunti della famiglia lascino dei regali per i bambini insieme alla frutta di Martorana e altri dolci caratteristici.

Nella provincia di Massa Carrara la giornata è l'occasione del bèn d'i morti, con il quale in origine gli estinti lasciavano in eredità alla famiglia l'onore di distribuire cibo ai più bisognosi, mentre chi possedeva una cantina offriva ad ognuno un bicchiere di vino; ai bambini inoltre veniva messa al collo la sfilza, una collana fatta di mele e castagne bollite.

Nella zona del monte Argentario era tradizione cucire delle grandi tasche sulla parte anteriore dei vestiti dei bambini orfani, affinché ognuno potesse metterci qualcosa in offerta, cibo o denaro. Vi era inoltre l'usanza di mettere delle piccole scarpe sulle tombe dei bambini defunti perché si pensava che nella notte del 2 novembre le loro anime (dette angioletti) tornassero in mezzo ai vivi.

Nelle comunità dell'Italia meridionale dell'Eparchia di Lungro e dell'Eparchia di Piana degli Albanesi si commemorano i defunti secondo la tradizione orientale di rito greco-bizantino. Le celebrazioni vengono effettuate nelle settimane precedenti la Quaresima.

In Abruzzo, conformemente a quanto avviene nel mondo anglosassone in occasione della festa di Halloween, era tradizione scavare e intagliare le zucche e porvi poi una candela all'interno per utilizzarle come lanterne. [3]

A Castel San Giorgio, nel salernitano, presso il civico cimitero Beato Giovanni Paolo II, dal 2010 è diventata oramai consuetudine per la ricorrenza dei defunti del 2 novembre, dopo aver deposto la tradizionale corona di alloro e la corona bianca per i fanciulli volati al cielo prematuramente, organizzare nell'area antistante la Chiesa il concerto di musica sacra presentato dalla Corale Polifonica della città, al quale con emozione ed entusiasmo assistono migliaia di cittadini.

A Treviso si ricorre mangiando delle focacce particolari chiamate 'i morti vivi'.
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Messaggio Da Saul Arcangeli Mar Set 29, 2015 11:48 am

DALLA NUOVA DIMORA, IN PELLEGRINAGGIO PER LA CITTÀ


Tornano per dissetarsi e nutrirsi, per allontanare le malvagità o per giocare a carte. Per assistere alla messa o recitare il rosario lungo le vie del paese. Tante sono le credenze legate al ritorno dei defunti, nelle diverse zone d'Italia. Tutte, comunque, hanno una ispirazione di fondo: quella di sentire sempre vicino il mondo dei morti.

immagine
Ripopolano le vie del paese, fanno visita ai vivi, si presentano in casa durante la notte. Tante sono le credenze legate al ritorno dei defunti nel mondo terreno. Nelle più diverse culture spesso i morti si riaffacciano alla realtà quotidiana per nutrirsi o per assistere alla messa, per dissetarsi o per andare in pellegrinaggio. Si tratta di credenze legate, innanzitutto, all'idea che la vita e la morte sono comunque, sempre, inevitabilmente legate. Ma non solo: rappresentano anche il modo, per i vivi, per continuare a mantenere forti legami con i propri defunti. E per sentirli più vicini.

DI NOTTE, PER ASSISTERE ALLA MESSA
Una leggenda particolarmente diffusa è quella che narra che, durante le ore notturne, i morti si radunano in chiesa per sentire la loro messa, la cosiddetta "messa dei morti". E se qualcuno entra in chiesa mentre si celebra questa funzione, corre il pericolo del contagio di morte. In Abruzzo, si ricorda questo dettagliato racconto, segnalato soprattutto nelle zone rurali attorno a Pescara: una fornaia, alzatasi di buon'ora, andava ad accendere il forno. Nel passare davanti ad una chiesa, che vide illuminata, pensò che si stesse celebrando la messa e vi entrò. La chiesa era illuminata e piena di gente. Inginocchiatasi, una sua comare, già morta, le si avvicinò dicendo: "Comare, qui non stai bene, va' via. Siamo tutti morti e questa è la messa che si dice per noi. Spenti i lumi, moriresti dalla paura a trovarti in mezzo a tanti morti". La comare ringraziò e andò via subito, ma per lo spavento perse la voce.

In Sicilia si crede che a celebrare la messa dei morti siano condannate le anime dei preti che ingannarono i fedeli, non celebrando, per avidità di guadagno, le messe per cui avevano ricevuto le elemosine. Queste anime, dunque, devono celebrare anno per anno una messa fino a quando non avranno soddisfatto il loro obbligo. Le messe sono invece ascoltate da quei morti che, per pigrizia o negligenza, non parteciparono alle messe in vita: i siciliani le chiamano appunto "misse scurdate". Mentre a Catania si racconta di morti che passeggiano in processione per le strade recitando il rosario, a Salemi, in provincia di Trapani, si dice che la messa dei morti sia celebrata tra le ore di mezzogiorno ed il vespro: quando suonano le campane, chi, tratto in inganno, entra in chiesa e vede il volto cadaverico di un prete, deve fuggire immediatamente facendosi il segno della croce. Altrimenti non sopravvivrà.

In Friuli, invece, si ritiene che i morti vadano in pellegrinaggio nei santuari e nelle chiese lontane dai centri abitati, sempre di notte: i racconti parlano di defunti che escono dai cimiteri vestiti di bianco e con scarpe di seta, avvolti nel lenzuolo funebre. Chi dovesse entrare durante una di queste visite, morirebbe al canto del gallo.

DI NUOVO IN CASA, PER SFAMARSI
In molte località è segnalato il tema del ritorno dei morti nei giorni successivi al decesso: una idea forte soprattutto nell'Italia meridionale. In Molise, nel comune di Venosa, in provincia di Potenza, ad esempio, dopo che il cadavere è stato portato al cimitero, i parenti abbandonano la casa per un giorno ed una notte per permettere al morto di tornare a rifocillarsi.

A Modica, in Sicilia, si crede che per i tre giorni successivi alla sepoltura il morto rientri a casa per sfamarsi con pane e per dissetarsi con acqua: per questo i parenti gli lasciano, di notte, la porta di ingresso socchiusa e puntellata con una sedia, sulla quale viene posato pane fresco in abbondanza. In diversi comuni intorno all'Etna, poi, si riferisce che i defunti, dopo aver girovagato per i sentieri più spopolati, diventano formiche per poter entrare, attraverso le fessure, nelle case dei loro congiunti a nutrirsi.

In diversi paesi dell'Aspromonte, in Calabria, in autunno i morti tornano addirittura per un mese intero. Così le famiglie mettono ogni sera sul tavolo un piatto ricolmo di cibo, la bottiglia del vino, una brocca d'acqua. In qualche paese si lascia addirittura un mazzo di carte da gioco, affinché i defunti possano ancora assaporare i passatempi della vita.

In Sardegna, in alcuni centri vicino a Sassari, i morti fanno ritorno nelle case soprattutto nella notte del primo agosto: i familiari, lasciando apparecchiata la tavola per il pasto notturno dei loro defunti, devono però evitare di mettere le posate, soprattutto forchette e coltelli, perché potrebbero diventare una arma molto pericolosa nelle mani dei morti.

Più diffusa in tutta Italia è invece la credenza che i morti tornino nella notte tra il primo ed il due novembre. In alcune aree del Veneto si tramanda che, più che per mangiare e bere, i morti tornino per riposare: nelle campagne intorno a Vicenza, la mattina del due novembre le donne si alzano più presto del solito e si allontanano dalla casa dopo aver rifatto i letti per bene, perché le povere anime del purgatorio possano trovarvi riposo per l'intera giornata. In Piemonte, nelle zone della Val d'Ossola, il due novembre, dopo il vespro, le famiglie si recano al gran completo in visita al cimitero, abbandonando discretamente le case, perché le anime dei trapassati possano rifocillarsi a loro agio: durante questo banchetto, i morti parlano fra loro, predicendo l'avvenire dei propri congiunti. La sera di Ognissanti, ossia alla vigilia del giorno dei morti, sempre in Piemonte, è vivo il costume di radunarsi a recitare il rosario tra parenti e a cenare con le castagne. Finita la cena, la tavola non viene sparecchiata: rimane imbandita col resto avanzato. Verranno i trapassati a cibarsene.

LEGUMI, IN MEMORIA DEI DEFUNTI
Nelle tradizioni popolari sono spesso i poveri a portare nutrimento e messaggi ai defunti, perché considerati immuni dal contagio della morte. Una usanza segnalata soprattutto in Calabria: le famiglie di Cosenza mandano ai loro morti il cibo preferito attraverso i disperati: lo preparano al mattino presto, per offrirlo al primo povero che passa davanti alla loro casa. Questi, lo consegnerà al defunto che, nel frattempo, si è messo in cammino per raggiungerlo. Ad Umbriatico, in provincia di Catanzaro, per la commemorazione dei defunti si preparano per i poveri speciali focacce di pane lievitato e cotto al forno, le "pitte collure", mentre a Paola, il due novembre, si distribuiscono ai poveri fichi secchi. Gli stessi nutriranno anche i morti, usciti dal cimitero nel giorno della loro celebrazione per cibarsene.

In occasione della festa dei morti in Veneto si distribuiscono le fave, mentre in Piemonte si offrono ai poveri o gli avanzi della cena o una scodella di legumi fatti cuocere in memoria dei trapassati. In Abruzzo, dove tra i pescatori, la notte tra l'uno e il due novembre, non si può andare a pesca, perché le reti pescherebbero, al posto dei pesci, solo teschi di morti, viene di solito offerto il due novembre ai poveri del paese un piatto a base di ceci: nello stesso momento, i defunti si aggirano per le strade in cui sono vissuti, allontanando le malvagità: una credenza che si ritrova soprattutto nelle campagne intorno a Chieti.

LE STRENNE DEI MORTI
La commemorazione dei defunti ha anche un proprio cibo, un dolce fatto di marzapane, detto di solito "ossa dei morti" per la sua forma. Tipicamente siciliano è diffuso però anche in Calabria, nel padovano e nel cremonese. È il dolce che a Palermo i bambini buoni trovano la mattina del due novembre insieme ad altri regali. Mentre ai cattivi saranno riservati aglio, carbone e scarpe rotte. La leggenda racconta infatti che nella notte tra il primo e il due novembre i morti lasciano la loro dimora per scendere in città a rubare ai più ricchi pasticceri, ai mercanti, ai sarti, dolci, giocattoli, vestiti e tutto quanto hanno intenzione di donare ai loro parenti fanciulli che sono stati buoni nell'anno e li hanno pregati. Una tradizione che si è coltivata nel tempo per indurre la familia rità con la morte e con il mondo degli antenati.
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Messaggio Da niklaus Mer Set 30, 2015 10:23 pm

anche io in quel giorno vado al cimitero.
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Messaggio Da Saul Arcangeli Mer Set 30, 2015 10:34 pm

si anche io klaus
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